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Adriano Segatori

 

 

LA POTENZA DELL'ESSERE, LA FORZA DEL DIVENIRE

 

 

 

 

da radice torbida non nasce chiarezza

“E usare la mente al posto dei sensi
è come cacciar viti con un martello".

 

EZRA PAUND

Foto> ZULEICA GIUSTOZZI

 

Noi viviamo in epoca in cui il linguaggio naturalistico-zoologico preposto alla descrizione meccanicistica della natura, e quello informativo-interpretativo legato all’operazione di capire e di spiegare i fenomeni della stessa, hanno totalmente estraniato dall’uomo la competenza poetico-evocativa, la sola che permette il distanziamento dall’equivocità degli eventi per porsi sul piano superiore della sintonia e della decifrazione simbolica.
  È questa un’operazione che, per quanto perversa, trova il suo senso lecito se limitata al contesto materialista e scientifico – anche in questo caso con i dovuti distingui tra scienza sacra e scienza profana²; diventa, però, una strategia losca e distruttiva nel momento in cui viene applicata per ridurre la complessità dell’uomo e, specificamente, quella delle sue espressioni psichiche.
  È evidente che le due accezioni di potenza e forza, per essere riconosciute come reciprocamente estranee e contrarie, e al di là di ogni capziosa sinonimia, devono essere ricondotte in un preciso contesto discorsivo, in un rigoroso dispositivo intellettuale – dove per intelletto non si intende la diánoia, la ragione, quel paradigma matematico di conoscenza non fenomenica e non ipotizzabile, ma la contemplazione e l’intuizione dei rapporti e delle Idee secondo il noûs, la conoscenza pura.

 

 

 

Disegno>

ADRIANA GONZALES

Referenze bibliografiche

 

Foto> ELENA CARDELLINI

   

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